Niente mega-alberghi sulla costa? Cose in rovina? Dobbiamo andarci!!!
Proseguiamo fin dove possibile e parcheggiamo la macchina appena poco prima che la strada diventi una striscia d'asfalto sempre più stretta, sempre più ripida e sempre più invasa dalla vegetazione...
Di caserme o stazioni di polizia non se ne vedono, ma ci inerpichiamo lo stesso, in totale solitudine...
Ah, diceva "NO ENTRY" quel cartello a destra? Ops...
Dopo un'oretta di camminata, fra giungla e saliscendi, lungo la stradina asfaltata ormai completamente inglobata dalla foresta (e ci chiediamo: ma perché tutto sto sbattimento per una strada che non sembra portare a nulla?), ci affacciamo finalmente sull'oceano.
Di edifici in disuso sempre nessuna traccia (è evidente ormai che abbiamo sbagliato strada) ma il luogo comunque merita: è Anse Capucins, isolatissima e deserta.
Facciamo dietrofront e torniamo alla macchina, scoprendo che in realtà ciò che cercavamo era a poche centinaia di metri dal parcheggio, lungo una stradina secondaria che si apriva sulla destra:
Non si tratta di una stazione di polizia abbandonata, ma di una prigione, con tanto di minuscolo parlatorio
Cucine, lavatoi e docce da cui è stato rimosso tutto il removibile...
E lunghe file di celle ormai assediate dalla vegetazione
Anguste, claustrofobiche e impressionanti, se si pensa alle misere condizioni di chi era costretto a viverci (per non parlare poi degli stormi di zanzare)
All'interno, un letto a castello e appena lo spazio per mettersi in piedi. Ogni cella - illuminata solo da una minuscola finestrella in alto - è chiusa da una robusta porta: con grata per i più "fortunati", completamente in acciaio nelle celle di isolamento
In tutta questa tetraggine, un geco è l'unica nota di colore...
...e a poca distanza, la caletta di Police Bay fa riassaporare il piacere della libertà
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