Guidando sulle strade islandesi ci si accorge di quanto siano diverse dalle nostre. Non ci sono autostrade, e la principale via di comunicazione è la Ring Road che gira tutto intorno all'isola. [Chi volesse azzardarsi a chiamarla col suo nome originale, prima dovrebbe imparare a pronunciarlo: Þjóðvegur 1 o, per gli amici, Hringvegur].

Diversi tratti della strada sono sterrati ma, considerando l'assoluta mancanza di segni di civilizzazione per decine e decine di chilometri, questo non stupisce affatto. Gli stradini dove andrebbero a bere una birra in pausa pranzo? La strada fu completata solo nel 1974, con gran difficoltà.
Vedete quella macchia bianca a sudest? Quella è l'immensa calotta glaciale del Vatnajökull. Ogni tanto una delle bocche vulcaniche al di sotto entra in eruzione (l'ultima fu nel 1996), scioglie parte del ghiacciaio e torrenti in piena di acque fangose raggiungono e distruggono la strada. E se la strada è interrotta, non ci sono praticamente alternative: per arrivare oltre il blocco bisogna fare tutto il giro al contrario!
La Ring Road è costellata di ponti che attraversano i vari fiumiciattoli che si originano dalle montagne. Non può trattarsi, ovviamente, di ponti qualunque: sono costruiti in legno, oppure hanno una una sola corsia. In questo caso, sono annunciati da questa bizzarra segnaletica:
Questo cartello non c'era nel vostro libro di scuola guida, vero?
Ma le stranezze non finiscono qui.
Questo cartello è praticamente onnipresente: la Ring Road è piena di dossi ciechi (vedi la strada sullo sfondo!) e si può anche correre il rischio di fare un bel frontale.
Ma in Italia esisteranno delle gallerie a una sola carreggiata? La lingua è incomprensibile, ma le immagini sono davvero a prova di stupido!
Credo che l'Islanda sia l'unico paese nel quale autoarticolati, motociclette, roulotte e autobus possono andare ad 80 km/h sullo sterrato.
Da noi c'è il pericolo di attraversamento vacche, in Islanda delle renne. Ma ho il sospetto che i cartelli vengano posizionati più per il diletto dei turisti che per un reale rischio di invasione di campo...
Anche di cartelli che avvertono della presenza di foche non ce ne devono essere molti, da noi.
Ma vogliamo mettere questo cartello, che avverte di fare attenzione alle sterne artiche? Questi uccelli sono così tonti, ma così tonti, che hanno il vizio di appisolarsi sulla carreggiata. Quindi deve essere il guidatore a scansarle, non il contrario.
Viaggiando a 80 all'ora sullo sterrato, può risultare quell'attimo difficile mantenere il controllo della vettura.
Sempre a proposito di Terceira.
Visto che la città di Angra fu salvata da una mandria di tori, non è difficile credere quanto i bovini rappresentino una risorsa e una passione per gli isolani. Ovunque si vedono vacche al pascolo, che sembra di stare in Svizzera. E invece siamo nel bel mezzo dell'Atlantico, a migliaia di chilometri dal resto del mondo.
Con paesaggi simili, viene davvero voglia di reincarnarsi in una mucca.
Anche le "ragazze" sembrano apprezzare la location, e c'è solo da assaggiare i formaggi locali per capire quanto buono sia il loro latte! Altro che quelli francesi... i formaggi delle Azzorre sono i più buoni della galassia (oltre a quelli italiani, s'intende).
Alle mucche viene delegato l'importante compito di fare il latte buono, mentre i tori vengono utilizzati per una versione azzorriana della corrida. Si chiama tourada, anzi precisamente tourada à corda. A differenza della cruenta corrida spagnola, nella quale il toro viene barbaramente trucidato, la tourada non prevede l'uccisione del toro. (Poi, magari, ci faranno delle bistecche, però comunque non sotto gli occhi del pubblico).
Quando viene organizzata, tutto il paese è in festa: le vie principali vengono chiuse da pesanti assi di legno, che vengono messe anche a protezione di cancelli, porte e inferriate: infatti la tourada viene corsa per le vie del paese!
Le case di chi abita lungo le vie dove si svolgerà la tourada vengono aperte a tutti, e balconi e terrazze vengono invasi da gente festante: l'ospitalità delle Azzorre è davvero sentitissima.
Un botto a salve esplode, annunciando l'inizio della tourada: mentre il pubblico si mette al rifugio dietro le protezioni, i più coraggiosi rimangono per le strade a sfidare la corsa del toro.
Eccolo, il toro: è legato ad una fune (ecco perché si chiama "tourada à corda"), che viene tenuta da sei personaggi vestiti da vaccaro e con cappello da cowboy. La corda serve a trattenere il toro e, possibilmente, a non fargli incornare le chiappe di qualche ragazzo in vena di dimostrare quant'è figo.
Certo, alcuni sono veramente coraggiosi, girano intorno al toro sventolandogli sul naso drappi di tessuto per farlo arrabbiare... e alla fine il toro s'arrabbia, ma invece di una chiappa incorna una tavola di legno messa a protezione di un muretto, e che gli rimane incastrata su un corno
In ogni tourada vengono impiegati diversi tori, quando uno si stanca viene sostituito con un altro più fresco e incavolato. E, immancabilmente, la festa si conclude come in qualsiasi altro posto nel mondo: strafogamenti di cibo, vino, canti e balli fino a notte fonda!
Olé!
Azzorre, isola Terceira. Il nome significa "terza" dal momento che, secondo la storia (o la leggenda, visto che le testimonianze scritte sono poche) fu questa la terza isola dell'arcipelago che i navigatori portoghesi avvistarono, nei primi decenni del 1400.
La capitale di quest'isola si chiama Angra Do Heroismo. I colori di case e strade sono veramente graziosi, e conferiscono alle vie un senso di decoro e di amore per la propria città. Come, del resto accade in tutti i luoghi delle Azzorre, dalle grandi città fino al più minuscolo paesino.
Il senso civico e l'amore per i colori rende le strade vive, e piacevoli da vivere. Qualcosa che dovremmo imparare anche noi, seppelliti da palazzoni grigio cemento ed edifici color topo.
Oddio, alle volte forse calcano un po' troppo la mano ai colori. Questa è la Sé, cattedrale della città... vi sognereste mai una chiesa dipinta in questo modo in Italia? Eppure, anche se le tinte sono sgargianti, è così in sintonia con l'ambiente circostante che non stona affatto.
E c'è di più: sono entrata in un negozio per acquistare delle cartoline e, in esposizione, c'erano diverse immagini della cattedrale. E di almeno tre colori diversi: azzurro, ma anche verde pisello e pervinca. Agli abitanti della città evidentemente piace cambiar colore alla propria cattedrale ogni qualche anno!
Di fronte alla Sé si trova il porto della città, dove ho incontrato questo stupendo "vecchio e il mare".
Il nome della città nasconde un fatto storico davvero incredibile: alla città di Angra è stato infatti concesso l'appellativo "do Heroismo" (dell'eroismo) perché durante la guerra contro gli spagnoli nel XVI secolo gli abitanti della città, sotto assedio dei nemici, resistettero con le unghie e coi denti respingendo i loro assalti.

Ma il momento decisivo della battaglia, che portò alla vittoria finale, avvenne quando gli abitanti della città decisero di liberare per il saliscendi di strade mandrie di tori infuriati: i nemici furono calpestati e cacciati, e l'eroica resistenza dei terceriani venne ripagata con il riconoscimento di "do Heriosmo".
Ecco la città vista dal monte Brazil, che domina la baia di Angra.
La canicola di questi giorni fa irrimediabilmente venir voglia di fresco. Così ripenso allo shock di tre anni fa quando lasciai i 37°C della pianura padana per i 5-10°C di massime islandesi.
Effettivamente, per avere ghiacciai fin sul mare, deve esserci una temperatura propizia...
Come in questo posto incredibile (e dal nome tutto sommato pronunciabile), Jökulsárlón. Qui un ghiacciaio si protende fin dentro una baia, e al contatto con l'acqua si spezzetta in migliaia di iceberg, piccoli e grandi, dalle sfumature spettacolari.
Un dettaglio...
Gli iceberg poi vengono spinti verso l'oceano
Il ponte che si vede sullo sfondo è quello della Ring Road, che compie il periplo dell'Islanda. L'hanno fatto un po' somigliante a certi ponti statunitensi...
Il legame di Jökulsárlón col continente americano, ed in particolare con Hollywood, è fortissimo: questo posto è talmente spettacolare che ci hanno girato scene di film come Tomb Raider, Batman Begins, Beowulf & Grendel e addirittura due James Bond (Bersaglio Mobile e Die Another Day).
Mmmm... questo gommone è stato lasciato da qualche troupe? ;)
Se vi capita di andare a Porto, oltre alle classiche (e, diciamocelo, turisticissime...) visite alle cantine, vi consiglio di andare a visitare il mercato storico della città. Si chiama Mercado do Bolhão e si trova all'interno di un edificio a più piani nel cuore della città, che ospita al suo interno un cortile straripante di bancarelle e negozietti.
Vi si può trovare tutto, ma proprio tutto, ma la cosa che mi ha più affascinato è stato questo banco del pesce
e soprattutto, la vecchietta con fazzoletto in testa e grembiule a scacchi, avrei tanto voluto portarmela a casa...
Decisamente più agghiacciante, invece, questo negozio che vende solo statuette di santi...
...tutte rigorosamente Made in China.