sabato 15 maggio 2010

Islanda (3)


Il nostro amico fumante che risponde al nome di Eyafjallajokull continua a causare qualche *problemino* ai voli in Europa. Mi fa ridere tutte le volte che viene nominato alla radio o in tv: viene sempre tirato in ballo come “IL vulcano islandese”. Come se in Islanda di vulcani ce ne fosse solo uno! (…per la cronaca, ce ne sono almeno 130).

http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_volcanoes_in_Iceland

Beh, non è esattamente un nome facile da pronunciare, ma c’è ben di peggio. E se fosse eruttato il Tungnafellsjökull? O il Kollóttadyngja? Ma anche Reykjaneshryggur, Þeistareykjarbunga e Snæfellsjökull non sono male, come nomi. Qui sotto, appunto, lo Snæfellsjökull: fotografarlo è stato molto più semplice che pronunciarne il nome.
 DSCN0436

Mi è sempre piaciuto cercare di capire qualcosa delle lingue dei paesi che ho avuto la fortuna di visitare. In pochi istanti sono giunta ad una conclusione: l’islandese è un gran casino. Tanto per cominciare ha dei caratteri, detti rune, che non esistono nel nostro alfabeto: þ (che si pronuncia come il ‘th’ di ‘this’), ð (come il ‘th’ di ‘mother’), e una æ che si pronuncia ‘ai’.

runes


E poi hanno toponimi lunghissimi; le città e i paesi non hanno nomi propri come i nostri (es. Milano, Sirmione...). I nomi delle località islandesi vengono invece "costruiti" assemblando tutto quello che si rinviene nel posto in questione, e che serve a descriverlo.
Esempio. La ridente e impronunciabile località nota come Kirkjubæjarklaustur (!!) deve il suo nome al fatto che in quel posto c’è una chiesa (kirkju), una fattoria (bæjar) e un convento (klaustur). Et voilà. Che cce vò? (Pare, però, che anche i locali chiamino il luogo con un nome leggermente più maneggevole. Per gli amici, infatti, Kirkjubæjarklaustur è solo Klaustur).

E poi in Islanda ci sono toponimi lunghissimi, che non sono nomi propri come i nostri (es. Milano, Sirmione), ma che si costruiscono “montando” tutto quello che si rinviene nella località in questione, e che serve a descriverla.

Va da sé che, con dei nomi tanto semplici, l’interpretazione dei cartelli stradali sia davvero intuitiva.
DSCN9338Anche questo non è male.

DSCN0014
Con tanto casino nel nominare i luoghi, non ci si poteva certo aspettare la semplicità nei nomi della gente. Infatti, in Islanda vige il patronimico: il cognome dei figli non è il cognome paterno, ma viene "costruito" a partire dal nome proprio del padre.

Ok, mi spiego. Se un tale si chiama
Sigmund e ha un pargolo (Gunnar) e una pargola (Helga), il figlio si chiamerà Gunnar Sigmundsson e la figlia, invece, Helga Sigmundottir. Cioè, alle bimbe si aggiunge il suffisso "dottir" (figlia di) e ai maschietti "son" (figlio di). Insomma, nella stessa famiglia, a seconda che i figli siano maschietti o femminucce, la prole avrà sempre dei cognomi diversi.
Bel casino per il postino.


Mi consolo pensando che, nonostante un simile cartello stradale, io sia riuscita a tornare in Italia. E che, grazie al cielo, non sono stata registrata all'anagrafe come Elisa Eziodottir.

DSCN9613

P.S. In islandese, toilette si dice “salerni". E per fortuna, come in qualsiasi altra parte del mondo, si trova in fondo a destra.

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