Anche alla Réunion avrebbero potuto girare un film sui pirati. Questi mari dell'Oceano Indiano, ai tempi delle colonie, erano tanto infestati dai predoni del mare quanto i più "famosi" cugini caraibici.
Così, capita che in uno dei tanti cimitières marines (cimiteri marini) sparsi lungo la costa si possa visitare la tomba di un famoso pirata che visse a cavallo del 1700.
La Buse, al secolo Olivier Levasseur, era un pirata che tormentava i galeoni francesi che qui transitavano, carichi delle loro ricchezze. Le sue spoglie ora riposano in una tomba con tanto di teschio ed ossa incrociate
Il pirata fu alla fine catturato ed impiccato nel 1730, ma si dice abbia lasciato una vera e propria mappa del tesoro scritta in un alfabeto a tutt'ora rimasto praticamente indecifrato. Eccola:
Moltissimi studiosi si sono scervellati sul significato di questo scritto, che il pirata lanciò alla folla prima di essere impiccato, esclamando: "Trovate il mio tesoro, se riuscite di capire!".
Fra i più famosi a tentare l'impresa fu un certo Reginald Cruise-Wilkins, un inglese che affermò nel 1947 di aver compreso il significato del messaggio criptato. Secondo la sua interpretazione, il tesoro è sepolto:
"In una camera sotterranea alla quale bisogna accedere con cautela, per evitare di restare intrappolati. E' infatti protetta dalle maree, per tener lontana l'acqua bisogna costruire dighe di contenimento, e vi si arriva da nord. L'accesso avviene tramite una scala di gradini scavati nella roccia, e attraverso un tunnel che corre al di sotto della spiaggia".
Intrigante, vero? A quanto pare ancora nessuno è riuscito a trovare il tesoro di La Buse...
Porto, aprile 2008.
A chi non è mai stato in Portogallo non posso che dire: andateci! E chi magari ha avuto solo la fortuna di vedere Lisbona, beh, una visita a Porto è senz'altro d'obbligo.
C'è una rivalità davvero forte fra le città di Lisbona e Porto. Gli stessi portoghesi amano dire che "Porto lavora, Lisbona canta". Ricorda un po' la situazione italiana... solo che i portoghesi aggiungono anche che "...Coimbra studia, Braga Prega" e chi più ne ha, più ne metta.
Insomma, ogni città portoghese sembra avere la sua vocazione (e ne è indiscutibilmente orgogliosa, qualunque essa sia).

Gli abitanti di Porto vengono chiamati in senso "tripeiros", ovvero "mangiatrippa". Come mai? Nel 1400-1500 era da qui che partivano le navi dirette in Africa ed America. I bastimenti venivano caricati dei migliori tagli carne, mentre le frattaglie erano lasciate sulla terraferma. Gli abitanti di Porto, letteralmente sommersi da trippa ed altre interiora, si ingegnarono ed inventarono decine di modi di cucinare questi scarti, e a tutt'ora il piatto simbolo della città è proprio la trippa. De gustibus...
La città è bellissima, e si trova a cavallo del fiume Douro. Nella parte nord c'è la Porto propriamente detta, mentre a sud si trova Vila Nova de Gaia, sede delle più importanti cantine che producono il Vinho do Porto.
Calem, Sandeman, Taylor's e chi più ne ha più ne metta. Il vino Porto veniva paradossalmente prodotto per gli inglesi, che ne andavano matti, ed è per questo che spesso le cantine portano nomi anglosassoni.
In città ci si imbatte spesso nelle classiche architetture portoghesi, rivestite di azulejos. Questi sono piastrelle di ceramica di colore bianco e blu, che similmente ai mosaici vanno a formare figure e disegni sulle facciate degli edifici.
Un dettaglio...
Il panorama lungo il fiume, di notte, è splendido.
Uno spunto...
http://www.visitportugal.com/NR/exeres/026893C2-A486-4211-9FF3-CD145E9163BA,frameless.htm
Situata dalle parti del tropico del Capricorno, La Réunion ospita fauna e flora incredibili. Come ad esempio questi fiori giganti, del diametro di una spanna...
Un momento di assoluto delirio è avvenuto quando io e mio papà siamo andati a visitare un giardino botanico, e all'ingresso ci hanno detto che avremmo potuto incontrare dei camaleonti.
I locali hanno appioppato un nomignolo che è tutto un programma a queste bestiole: "endormi". Si tratta infatti di camaleonti sonnacchiosi, indolenti e molto poco propensi all'attività fisica. Insomma, anche un cardiopatico sulla sedia a rotelle potrebbe riuscire a prenderne uno.
E fu così che una ventenne ed un rispettabilissimo sessantenne, che sino a quel momento conoscevano solo Carletto
dei Sofficini Findus e poco più, si scatenarono nella caccia (fregandosene altamente di fiori ed alberi, motivo ufficiale della visita).
Dopo un po' di caccia selvaggia ecco un povero camaleonte, che si stava facendo i cavoli suoi, trovarsi addosso due paia di mani ed altrettanti obiettivi fotografici. Zitto zitto, quatto quatto, pensava forse di passare inosservato...
La domanda sorge spontanea: ma i camaleonti non sono famosi per la loro capacità (direi quasi camaleontica...) di mimetizzarsi con l'ambiente circostante? Forse questo qui era daltonico...
Pare che, invece, i maschi di questa specie siano verdi, e le femmine color ocra. Questa qui era una femminuccia, a quanto pare. Osservando le fotografie in un secondo momento, si vede come effettivamente abbia cambiato colore una volta che l'abbiamo lasciata libera su un ramo.
Eccola! È sempre lei (ma s'è fatta rossa... del resto anche noi signore ogni tanto cambiamo tinta).
Ah, dicevamo, c'era anche della flora in questo giardino botanico... ma prima di poterla osservare con la debita attenzione, ci siamo imbattuti nel gentil consorte della Carletta incontrata poco prima. Ma dove sei?
Ah, sei qui! Ma soprattutto... sei VERDE!
E sei pure mimetico... allora quello che si dice sui camaleonti corrisponde al vero!
Ritenendo opportuno non rischiare una denuncia per molestie ad animali selvatici, abbiamo saggiamente ritenuto di andarcene (ma solo dopo aver fatto un book fotografico completo alle malcapitate bestiole).
Ho anche deciso che la flora ve la faccio vedere la prossima volta.
Cos'è La Réunion? È un'isola dell'Oceano Indiano, che si trova proprio qui.

L'occhio può cadere in alto a sinistra, dove è evidenziata la Francia... ma vedete quel puntino ad est del Madagascar? Eccola. La Réunion è a tutti gli effetti francese, in veste di territorio d'oltremare. Tant'è che, il 1° gennaio 2002, grazie alle 4 ore in più di fuso orario, fu proprio in quest'isoletta dispersa nell'oceano che l'€uro entrò in vigore per primo.
L'isola della Réunion fa parte dell'arcipelago delle Mascarene, la cui isola più famosa è Mauritius. A differenza di questa, però, la Réunion non è affatto una località da villeggiatura: le sue coste ripide e scoscese e la quasi completa mancanza di barriere coralline scoraggiano la presenza dei bagnanti. Vi sono infatti fortissime correnti che, ogni anno, mietono le vite di numerose (incaute) persone che, nonostante tutto, si tuffano in acqua. Tanto per dare un'idea gli abitanti della Réunion, quando hanno voglia di andare in vacanza balneare, prendono l'aereo e in 45 minuti se ne vanno a Mauritius.
Del resto, voi lo fareste un bagnetto in queste acque?
Questo posto si chiama Cap Méchant (Capo Cattivo)... nomen, omen. Nei secoli centinaia di imbarcazioni si sono sfracellate su queste scogliere e non è difficile capire il perchè.
Ma per quale strano motivo il mio babbo ed io siamo finiti qua, nel 2005? Semplice, cherchez la femme... qui si trova un gran bel vulcano attivo. Passione di famiglia. Risponde al nome di Piton de la Fournaise e, ogni tanto, fa la sua bella eruzione. Ovviamente, in occasione della nostra visita se ne stava lì tranquillo e beato.
Alto più di 2600 metri, il vulcano periodicamente erutta, producendo talvolta colate che raggiungono il mare. E che, regolarmente, spazzano via la strada costiera che gira tutto intorno all'isola, e che ogni volta deve essere ricostruita daccapo. Quando la lava si raffredda, ovviamente...
Ogni nuovo tratto di strada viene marcato con un cippo, che identifica l'anno della colata che l'aveva precedentemente spazzata via.
Se per certi versi l'isola appare aspra e selvaggia, essa possiede tuttavia anche un lato dolce ed affascinante. Che troviamo qui, ad esempio, nelle splendide cascate di Langevin...
...oppure camminando per le foreste, la cui vegetazione è tanto rigogliosa a causa del clima tropicale.
E c'è molto, molto altro ancora...
Fino alla metà del secolo scorso, l'economia delle Azzorre era basata sulla caccia alle balene. Questi animali, soprattutto capodogli, venivano cacciati e uccisi per estrarne la materia grigia, utilizzata in profumeria per fissare le essenze, e per il grasso che veniva trasformato in olio combustibile per le lampade. La carne veniva usata, invece, per produrre mangimi per allevamenti e fertilizzanti agricoli. Nelle Azzorre la caccia fu definitivamente abolita per legge nel 1986, anche se ormai da decenni si era fortemente ridotta in seguito al calo della domanda di materie prime.
Le fabbriche una volta deputate alla lavorazione sono state oggi trasformate in musei, dove si può fare un vero e proprio tuffo nel passato e - rabbrividendo - vedere che fine facevano i poveri cetacei una volta catturati...
La vita dei marinai imbarcati sulle baleniere era durissima, e piena di pericoli: molti morirono dispersi in mare, in seguito alle tempeste o dopo che la loro barca veniva rovesciata dai colpi di coda dei capodogli.
Quel mondo è ormai scomparso qui come, per fortuna, in quasi tutto il resto del mondo. Non però in Islanda e Giappone, stati-canaglia che continuano a cacciar balene "a scopi scientifici" (?!).
Che dire? Si può solo esser contenti che finalmente questi animali straordinari possano vivere liberamente e senza essere assurdamente perseguitati. Non c'è niente di più affascinante dell'ammirare questi splendidi cetacei durante un'uscita di whalewatching...
...magari accompagnati dagli allegri salti dei delfini.
Ah, importantissimo: comprate solo tonno *Dolphin Safe*!!!
http://dolphinsafe.gov/dsp.htm